venerdì 17 febbraio 2012

SPUNTI DI RIFLESSIONE (padre Romeo Ballan)

Le provocazioni abbondano nel racconto evangelico di oggi. La guarigione del paralitico e il perdono dei suoi peccati costituiscono un duplice prodigio e una bella notizia, che l’evangelista Marco narra con vari dettagli, che rispondono più ad una chiara intenzione teologica e catechetica che alla voglia di raccontare uno strabiliante fatto di cronaca. Infatti, chiunque cerchi di immaginarsi realisticamente la scena, scopre diversi dettagli alquanto inverosimili: anzitutto, la libertà che i quattro barellieri si prendono di scoperchiare la casa altrui; il numero dei barellieri non è irrilevante; non si capisce poi il perché di tanta fretta di rimuovere terriccio, canne, travi (materiali del tetto di allora), mentre pare che le “tante persone” radunate all’interno ascoltassero imperturbate, pur in mezzo al polverone, il maestro che “annunciava loro la Parola” (v. 2). Inoltre, la guarigione e il perdono dei peccati non vengono richiesti apertamente, ma sono offerti da Gesù gratuitamente: era plausibile che il paralitico e i suoi quattro si aspettassero la guarigione, però Gesù comincia con il perdono dei peccati (v. 5). Gesù stesso fa leva sulla connessione teologica fra “il potere di perdonare i peccati” e il potere di guarire il malato (v. 10-11). Queste ed altre osservazioni di tipo dottrinale e redazionale danno consistenza storica al miracolo di Gesù, e servono a spiegarne il significato salvifico, secondo il piano catechistico dell’evangelista Marco. 
Nel brano evangelico appaiono davanti a Gesù due gruppi di persone. Anzitutto, gli scribi –i noti legalisti del tempo- erano là “seduti” (v. 6), all’interno della casa, in prima fila. Sono immobili ed occupano lo spazio dell’accesso diretto a Gesù; nella loro staticità spirituale rappresentano l’istituzione giudaica ormai superata. Fuori della casa, opera attivamente il gruppo dei quattro barellieri che portano un paralitico: sono all’esterno della casa, si danno da fare, sono un modello di solidarietà, hanno fretta di incontrare Gesù, ma l’accesso è loro impedito. Portano un paralitico, che, nella sua passività e immobilità, rappresenta la realtà dei pagani e dei peccatori, i quali, soltanto incontrando direttamente Cristo, possono curarsi, rialzarsi e camminare. I quattro barellieri rappresentano il mondo intero che viene a Gesù dai quattro punti cardinali. “Ora risulta chiaro anche il significato simbolico della casa in cui Gesù è trattenuto. Rappresenta l’istituzione giudaica che pretende che la salvezza sia riservata al popolo eletto... Deve essere scoperchiata, spalancata a tutti e difatti Gesù considera un gesto di fede l’opera compiuta dai quattro barellieri” (F. Armellini). Il tema centrale del racconto odierno è il perdono dei peccati. Nella mentalità corrente, tale perdono era condizionato ad una serie di purificazioni rituali, o alla riparazione di un danno arrecato ad altri, o ad un intervento distruttore di un Dio ormai stanco dei malvagi... In questo contesto, risulta scandalosa la posizione di Gesù: chiama quell’uomo “figlio” (v. 5), a significare che per Dio anche il peccatore non pentito è sempre un figlio amato; gli offre un perdono incondizionato, senza esserne neppure richiesto, senza esigere alcun rito di purificazione; agisce con una gratuità che scandalizza chi pensava che l’uomo, compiendo certe opere o riti, poteva meritare il perdono di Dio. Al contrario, neppure il pentimento del peccatore è capace di produrre il perdono, che invece è dono gratuito di Dio, segno del rinnovamento interiore operato dalla grazia. Nell’ottica cristiana, la remissione dei peccati non significa stendere un velo per coprire una realtà negativa, una piaga, che permane, ma è la creazione di una realtà nuova. Dio trasforma dal di dentro, rinnova il cuore e la vita; non ricicla, ma ri-crea. Dio sorpassa i restauri, perché fa cose nuove. In tempi di esilio, Isaia, per superare un passato negativo, annuncia la sorpresa di Dio: “Ecco, io faccio una cosa nuova”. E presenta tre simboli di novità: un germoglio, una strada nel deserto, fiumi nella steppa. La novità di Dio, Padre fedele, si è manifestata in Cristo, nel quale tutte le promesse di Dio son: si sono compiute a nostro favore. L’abitacolo dell’uomo guarito non sarà più ristretto –come la barella a cui era inchiodato dalla malattia- ma ampio, sarà una nuova casa, la casa di tutti i figli dell’unico Padre, la comunità credente. Il miracolo ebbe luogo “sotto gli occhi di tutti”, e tutti lodavano il Dio che salva (v. 12). A tale obiettivo -il perdono dei peccati e la vita del nuovo popolo di Dio- tende la missione, come nota Luca nel mandato missionario alla fine del suo Vangelo: “Nel suo nome (di Cristo) saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. È questa la bella notizia missionaria, che la prossima Quaresima ci invita a riscoprire ed annunciare.

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