sabato 26 novembre 2011

per riflettere...


SIATE ATTENTI E VEGLIATE
In questa domenica si apre il nuovo anno della chiesa e quindi il nuovo anno della fede.
 Ci facciamo gli auguri perché questo anno sia bello cioè ricco di gioia, di scoperte, di accoglienza di Gesù, della sua Parola, di Dio e del suo amore.
Ogni anno che passa noi cresciamo: i compleanni ci ricordano che un anno è trascorso e che siamo più grandi. Si cresce non solo perché aumentano gli anni, ma si cresce anche nel fisico. Avete notato che i vestiti che vi andavano bene lo scorso anno ora sono corti e stretti? Questo significa che, crescendo in età, si cambia fisicamente. Si cresce anche nel sapere, tant'è vero che ogni anno si è promossi alla classe successiva. Questi sono alcuni piccoli esempi che vi fanno capire che state diventando grandi.
Anche la fede, però, deve crescere in noi e con noi. 
Una fede che rimane piccola è come un seme che non matura: non porta frutto! Possiamo paragonare la fede ad un abito che deve essere adeguato al nostro corpo, alla nostra statura. Voi non potete più indossare gli abiti di quando eravate piccoli altrimenti rischiate di essere ridicoli! Così la fede: non potete accontentarvi delle cose che da piccoli sapevate di Gesù! Oggi siete chiamati a conoscerlo meglio, ad approfondire, ma soprattutto ad aderire a Lui, alla sua Parola: questo significa crescere nella fede!
Il nuovo anno liturgico dice che siamo in cammino. Le tappe sono sempre quelle, le conosciamo quasi a memoria: tempo di Avvento, tempo di Natale, tempo di Quaresima, tempo di Pasqua, tempo durante l'anno.
Voi direte: "Ma sono sempre le stesse cose? ogni anno Gesù nasce, muore, risorge. Dove sta la novità, la differenza?".
La novità, la differenza la facciamo noi, accogliendo ed aderendo ogni anno sempre di più e in modo nuovo alla Parola di Gesù. Ogni anno crescendo nella conoscenza e soprattutto cercando di imparare a vivere proprio come Gesù. È Lui che guida e indica il cammino giusto per diventare cristiani, uomini e donne capaci di costruire insieme a Dio e agli altri uomini un mondo diverso, più libero, più vero, più in pace, un mondo dove persone di ogni razza lingua e religione sono in dialogo tra loro e vivono la gioia di sentirsi fratelli.
Non è un sogno. Gesù è nato è morto è risorto per questo. Lui il seme lo ha gettato, ma questo seme cresce nella misura in cui trova un terreno accogliente: il nostro cuore. È solo lì che il seme di novità cresce e porta frutto. I frutti di questa accoglienza sono i comportamenti di vita concreti fatti di amore, di attenzione, di perdono, di pace. Ecco gli atteggiamenti giusti per iniziare il nuovo anno.
Le letture di oggi e il tempo dell'avvento ci invitano a stare attenti, in attesa. Un'attesa gioiosa perché siamo certi che il Signore viene, che Gesù sarà proprio il Dio-con-noi anche in questo nuovo anno.
Siate attenti, vegliate! Ecco i verbi di questa domenica. Come possiamo essere davvero attenti, pronti, capaci di vegliare? Gesù viene, ma saremo in grado di riconoscerlo?
C'e un canto che dice così: "Se Cristo bussa alla tua porta lo riconoscerai? Ma come fai se tu non apri mai!"
Aprire la porta del nostro cuore vuol dire imparare ad essere accoglienti e attenti verso tutti. Accogliere l'altro, soprattutto chi è nel bisogno, equivale ad accogliere Gesù.
L'attenzione poi è un elemento importante: chi non è attento, infatti, rischia di non accorgersi di quanto gli capita intorno. Chi non è attento, non impara! Se la mamma, o un compagno di classe, o qualcun altro hanno qualche necessità e noi siamo distratti, quelle persone aspettano invano.
Gesù dice: "L'avete fatto a me". L'accoglienza o il rifiuto dell'altro è accoglienza o rifiuto di Gesù. È lui il padrone di casa e ci riconoscerà come amici se vivremo come lui: in comunione con il Padre e in comunione con gli uomini tutti.
Vivere come lui.
Se Gesù fosse al mio posto che cosa farebbe in questa situazione?
Ecco allora che dobbiamo conoscerlo sempre di più e sempre meglio! Lui è davvero un maestro di vita!
Ragazzi, che ne dite se all'inizio di questo anno ci prendiamo tutti insieme un impegno? Dedichiamo un piccolo spazio della nostra giornata alla lettura della Parola di Gesù. Possiamo cominciare con il vangelo di Marco che è il vangelo di quest'anno.
Tante volte pensiamo che la Parola di Dio è difficile, per certi aspetti è vero è come imparare una lingua nuova: la lingua di Dio. Ma la frequentazione quotidiana di questa Parola, di questo linguaggio, e l'aiuto dello Spirito, l'aiuto del catechista, della mamma, del papà, del sacerdote, della suora, di qualcuno "adulto" anche nella fede, ci apriranno all'intelligenza, ci daranno cioè la capacità di leggere dentro quelle Parole e di trovare in esse luce e forza per vivere attenti e accoglienti verso tutti. Questo è il sogno di Dio per noi. Se vivremo così il Signore ci chiamerà amici.
È proprio un bell'augurio per questo nuovo anno!
Buon cammino!

il vangelo di domenica 27 Novembre 2011



I Domenica di Avvento - Anno B

Oggi la Chiesa celebra : La I DOMENICA DI AVVENTO

Santo(i) del giorno : BEATA VERGINE DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA,  S. VIRGILIO di Salisburgo, Vescovo

La venuta del Signore
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 13,33-37. 
State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.
E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.
Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,
perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!». 

domenica 20 novembre 2011

HO AVUTO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE


Vorrei imparare, Signore,
a guardare chi mi sta accanto
leggendo i suoi bisogni.

Vorrei capire ciò di cui è affamato e assetato,
di cosa ha bisogno di essere rivestito,
quando si sente forestiero o carcerato,
solo o snobbato dalla gente.

Vorrei sapere se il mio intervento
è gradito e utile, anche se non è richiesto,
per timidezza o per una ferita cocente,
perché non è un'abitudine, perché così non si usa.

Vorrei avere la forza di agire,
il coraggio di partire,
la sfrontatezza di osare.

Ed invece ho paura, 
quasi come se fossi un pioniere
in una società individualista ed pluriassicurata,
dove c'è qualcun altro che ci deve pensare,
perché è il suo mestiere;
dove si tende a nascondere ogni povertà, 
dove si ragiona sul rimediare a casa propria
chi ha attentato alla nostra tranquillità.

Eppure, è la cosa più semplice e naturale del mondo
aiutare chi ha bisogno perché è figlio di un uomo pure lui,
è amato, scelto ed unto da Dio pure lui, povero Cristo.

In Africa o qui, in albergo o in ospedale, a scuola o in galera:
ovunque qualcuno soffre, piange, si dispera.

Aiutami, Signore a superare i miei limiti.

Fammi abbracciare la causa degli ultimi, 
non per paura del tuo giudizio finale, 
ma perché solo così sarò uomo tra gli uomini,
e potrò guardarti in faccia, 
qualunque volto avrai, nella vita eterna.

giudicati sull'amore

Nel grandioso affresco di quest'ultima domenica dell'anno liturgico, Gesù è un <<re seduto sul trono della sua gloria>>. Ben diverso dai domatori assoluti del suo tempo, pur detenendo un amore immenso, divino, sceglie di essere servo di tutti, colui che vive per amore, un compagno di viaggio che da la vita per i suoi amici. Per questo può passare in rassegna le sue pecore, come profetizzava Ezechiele, separando i responsabili del bene da quelli del male. I primi otterranno il bene per l'eternità, i secondi continueranno ad avere il male che si sono scelti per sempre... non dobbiamo considerare questa distinzione come una mancanza di misericordia. E' probabile che il Padre buono faccia di tutto per salvare i malvagi e sogna che tutti possano entrare nel suo Regno Glorioso. Tuttavia, rispetta la libertà di autoescludersi che hanno gli uomini. La netta novità rispetto all'Ebraismo sta nel considerare gli altri, ed in particolare i bisognosi come Gesù stesso. Il Cristianesimo non sarà mai pura spiritualità o meccanico esercizio su di se, sul modello di certe forme religiose orientali. non sarà mai semplice sottomissione alle regole di Dio, sul modello musulmano. Sarà sempre accoglienza reale e creativa di qualunque piccolo dell'umanità, in nome di Dio. Per questo, alla fine, soltanto l'amore lo salverà! 

sabato 19 novembre 2011

per riflettere...

Un giorno alcuni ragazzi discutevano della fine del mondo:
 uno diceva: "Avete sentito l'ultima profezia! tra un anno ci sarà la fine del mondo! Dobbiamo prepararci";
 e gli altri: "E tu ci credi?! Ma chi lo può sapere, nessuno! Sono solo dicerie, smettila di pensarci!". 
Di là passò un anziano che ascoltando parte della discussione intervenne: 
"Cari ragazzi, fate bene a non dar retta alle profezie, ma bisogna prepararsi? 
lassù ci aspetta Dio che vede fino al nostro cuore. 
Lui non chiederà quanto siamo stati bravi o che voto abbiamo preso a scuola, no! 
A Lui interessa il nostro cuore!" e sorridendo se ne andò. 
I ragazzi rimasero senza parole per almeno due minuti e poi quasi all'unisono guardarono fissi il cielo quasi alla ricerca di qualcosa. 
Probabilmente ognuno di loro stava pensando, immaginando Dio e chissà, scrutava il suo cuore per essere sicuro di piacere a Dio! 

venerdì 18 novembre 2011

il vangelo di domenica 20 Novembre 2011


Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo, solennità

Oggi la Chiesa celebra : CRISTO RE (solennità)

Santo(i) del giorno : S. EDMONDO, Re e martire ,  B. MARIA FORTUNATA VITI, Monaca benedettina 


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 25,31-46. 
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,
e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». 

sabato 12 novembre 2011

Far fruttificare i propri talenti

«Dopo molto tempo il padrone tornò e volle regolare i conti con loro».
Noi uomini effettivamente tendiamo a rimuovere questa frase del Vangelo. Il tempo ci sembra sempre infinito, i conti lontani. La società ci suggerisce di rimandare a domani: rateizzare i pagamenti, rinviare un impegno, darsi il tempo del riposo o del dolce far nulla.
Gesù ci richiama semplicemente all’evidenza: il tempo è limitato, ogni istante va vissuto pienamente per se stesso.
Ciò che non riusciamo più a riconoscere è il fatto che la vita non è di nostra proprietà. Ci è concessa come un dono, da «accettare, condividere e restituire», come canta Renato Zero in un brano dedicato a Giovanni Paolo II. Il tempo del possesso può essere lunghissimo, può crescere con le scoperte scientifiche, ma non sarà mai infinito.
Nel pacco regalo della vita ci sono molte monete, spesso diverse gli uni dagli altri. È stupendo poterle far fruttificare, come è entusiasmante vedere cosa si può fare mettendo in comune le risorse di tanti individui. Poi, nel tempo che il Signore – ben più consapevole della nostra ragione – individuerà, rimetteremo il «malloppo» nelle sue mani.
Speriamo di non avere rancori, rimorsi e rimpianti, anche se ci saranno ancora tante cose che la nostra mente o il nostro corpo avrebbero voluto fare. Non la nostra anima, che aveva già appreso il tempo giusto per restituire i talenti a Dio, per giungere al porto nelle sue Braccia, per prendere parte alla sua gioia.
Per questo gli chiediamo di aiutarci ad essere vigili e presenti, riconoscenti e responsabili, nella logica del dono che non si attacca alle nostre mani ma corre verso l’Infinito, benedetto da lui.

PER I TUOI TALENTI, SOLO E SEMPRE GRAZIE!

Ti ho mai detto grazie, Signore,

per la stupenda avventura della vita? 

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per chi mi è stato, mi è e mi sarà accanto
in ogni giorno della mia esistenza,
da quando ero in fasce e dipendevo dagli altri
ai momenti in cui credevo di poter fare da solo,
pur senza esserlo veramente?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per ogni frutto della terra che mi nutre e mi riveste,
per la luce, l’aria e il cielo che rinnova la vita,
per le cose belle che mi riempiono gli occhi e l’anima di gioia?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per ciascun organo del mio corpo, 
per le grandi possibilità della mia mente,
per le vibrazioni che legge il mio cuore,
per la pienezza che a volte sfiora la mia anima?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per ogni contatto ed incontro della mia vita,
per le lezioni apprese da ogni persona,
per il gusto di sentirsi sostenuti dalla gente
che viaggia nella mia stessa direzione, verso di Te?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per le notti buie e gli ostacoli sul cammino, per le sconfitte e gli sbagli 
che fanno comprendere meglio gli altri,
per essermi amaramente scoperto
niente più che un piccolo uomo, bisognoso di te?
Ti ho mai detto grazie, Signore,
per il dono della Fede e della Speranza,
per il desiderio innato di non mollare anche nelle circostanze più buie?

Ho ricevuto tanti talenti. 
A volte mi son sembrati pochi, a volte li ho dati per scontati,
a volte li ho rifiutati, sepolti, nascosti.

Aiutami a moltiplicarli, per me e per gli altri,
prima di restituirli: al prossimo, alla vita, a te

venerdì 11 novembre 2011

il vangelo di domenica 13 Novembre 2011

XXXIII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A

Santo(i) del giorno : S. AGOSTINA Pietrantoni, Religiosa ,  S. STANISLAO (Stanisław) Kostka, Novizio S.J.


Meditazione del giorno : Beata Teresa di Calcutta
«Sei stato fedele nel poco...; vieni a partecipare alla gioia del tuo Signore»

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 25,14-30. 
Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.
Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;
per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;
avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 

domenica 6 novembre 2011

La tua luce, Signore


Voglio tenere accesa la tua luce, Signore.

Voglio tenere accesa la lampada della fede,
di fronte ai dubbi ed evidenze contrarie,
quando tutti remano contro
e di lasciano prendere da paure e disfattismi.

Voglio tenere accesa la lampada della speranza,
nelle notti tristi ed insonni,
abbandonato dagli uomini e da me stesso,
trovando le radici dell'ottimismo e scommettendo sul futuro.

Voglio tenere accesa la lampada della carità,
desiderio contagioso del bene di ciascuno,
per ribadire il diritto alla gioia di tutti
in un mondo che necessita del mio contributo.

Voglio tenere accesa la lampada della vita,
anche quando è disprezzata, offesa, storpiata,
per restituire la dignità di poterla ricevere
come un'opportunità e non come una condanna.

Voglio tenera accesa la lampada davanti a te,
mia ispirazione, rifugio, compagnia.
solo la tua luce può farmi vedere la Verità tutta intera,
per farmi trovare, riconoscere e raggiungere la mia casa!!!

venerdì 4 novembre 2011

Vicini alla città di Genova

Vicini alla città di Genova

Segno di novembre: educarsi alla politica

Segno di novembre: educarsi alla politica

il vangelo di domenica 6 Novembre 2011

XXXII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A

Santo(i) del giorno : S. LEONARDO di Noblac, Eremita 

«Ecco lo sposo, andategli incontro!»
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 25,1-13. 
Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;
le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;
le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!
Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.